L’azienda agricola Vallone di Cecione è una piccola azienda a conduzione familiare situata a pochi chilometri da Panzano in Chianti nel cuore della zona del Chianti Classico Gallo Nero, a cavallo tra le province di Firenze e Siena.
La famiglia Anichini, proprietaria dell’azienda, lavora e cura i piccoli appezzamenti di terreno nella splendida “conca d’oro di Panzano“, vallata così chiamata per la felicissima esposizione solare e per la composizione dei terreni. La superficie totale dell’azienda è di poco inferiore agli otto ettari, metà dei quali dedicati alla viticoltura con vigneti posti ad un’altezza di 460 metri S.L.M.. L’altra metà è dedicata alla olivicoltura con la presenza di oltre 700 piante di olivo. I terreni che definiscono il podere sono dominati dalla vecchia casa colonica con torretta, risalente al XIV secolo, dove la famiglia Anichini vive. L’azienda deve il suo nome, appunto, a Cecione che è una piccola zona nella quale sorgono anche altri due poderi, e da Vallone, antico nome di un campo che scende dalla casa verso il fondovalle dove, fin dai tempi antichi nasceva un ottimo vino. Dal 2001 Francesco Anichini si occupa a tempo pieno dell’azienda agricola continuando ad avvalersi dell’irrinunciabile aiuto dei genitori. Questa giusta integrazione tra tecniche agricole moderne e tradizione vinicola dà vita al Chianti Classico Vallone di Cecione, un vino che può vantare una tipicità produttiva e una qualità di ottimo livello. Tutta la produzione dell’azienda è biologica.
Un storia lunga un secolo
La vicenda degli Anichini ha origine più o meno alla fine dell’800, presso lontani parenti che coltivavano un piccolo podere nell’area senese e dividevano col padrone le damigiane d’olio prodotte. Sì, perché all’epoca la realtà vedeva contrapporsi padroni e mezzadri.
Nel 1961 Giuliano Anichini, su consiglio di un amico, acquistò a Panzano il podere che sarebbe diventato il Vallone di Cecione, il quale essendo un po’ più grande di quello precedente era destinato a incrementare le entrate.
Ma c’era sempre da conferire la metà del raccolto al padrone. E con l’altra metà campare in dodici. D’altronde era ancora un’epoca in cui il nonno pagava le medicine in farmacia con le damigiane d’olio.
“Un giorno, nei primi anni ’80,” – narra Giuliano Anichini – “il padrone viene da me e mi dice: «La mezzadria è finita, da ora in poi si va a salario». E io: «Non ci penso neppure, voglio continuare a fare il mezzadro».”
Nel 1984, invece – proprio in un periodo di forte urbanizzazione in cui una gran massa di contadini, stanca di lavorare la terra ingrata, andava in cerca di guadagni più semplici -, il padrone chiese a Giuliano se avrebbe voluto comprare Vallone di Cecione che aveva sempre coltivato come suo. La sfida lo stimolava enormemente. All’inizio tergiversò non avendo il denaro necessario per il grande passo, ma dopo un intenso anno di lavoro, insieme alla moglie, nel ristorante del padrone stesso (fino a 18 ore al giorno), riuscì a mettere da parte la somma richiesta e accettò.
Dopo vent’anni di sacrifici e di vino sfuso o venduto a partita, nel 2004 Francesco Anichini, in un altro impeto di coraggio di cui evidentemente la famiglia non scarseggia, si decise per l’imbottigliamento. Iniziò con un migliaio di bottiglie circa fino a raggiungere le 15.000 attuali. Una sorprendente espansione che lambisce gli Stati Uniti e che gli consente di partecipare alle più importanti fiere.
[testo da “Vallone di Cecione, l’ex mezzadria che si fa azienda internazionale“, di Vieri Tommasi Candidi, tuscanypeople.com, 29 gennaio 2017]